NASCE IL GRIFONE
Via Palestro 10: nasce il Genoa Cricket and Athletic Club. L'impulso degli inglesi alla diffusione del football in Liguria e nel resto della Penisola. Tra i fondatori spicca la figura di Charles Alfred Payton, futuro Baronetto dell'Impero di Sua Maestà. Il football, gioco delle classi popolari, trova alloggio al campo del Campasso.
La sera di giovedì 7 settembre 1893, il portone del civico numero 10 di via Palestro, nel nuovo cuore della città di Genova, vide sfilare uno dietro l'altro un gruppo di signori che di lì a poco avrebbero scritto un pezzo importantissimo della storia calcistica del nostro paese.
Già l'aspetto tradiva la loro provenienza, del resto confermata dai cognomi che sarebbero andati a corredare l'atto di nascita del primo club calcistico italiano: Charles De Grave Sells, S.Green, G.Blake, W.Riley, D.G.Fawcus, Sandys, E.De Thierry, Jonathan Summerhill Senior e Junior, e soprattutto Charles Alfred Payton. Questi, futuro baronetto dell'Impero Britannico, era il Console generale di S.M. la Regina Vittoria a Genova. E l'appartamento (all'interno 4) che accolse l'allegra compagnia d'Albione era proprio la sede del Consolato inglese nella Superba. La cerimonia che stava per andare in scena era l'ufficializzazione di quel circolo sportivo che già da oltre un anno svolgeva una attività senza sosta, della quale erano protagonisti proprio i residenti britannici nel capoluogo ligure: il Genoa Cricket and Athletic Club.
La comunità inglese di Genova, come del resto quella svizzera e quella tedesca, era allora molto numerosa in conseguenza dello straordinario sviluppo che avevano avuto i traffici portuali del capoluogo ligure dopo l'apertura del Canale di Suez. Per fare in modo da dare una continuità alla passione sportiva che animava quella comunità, si dovette dunque cercare un campo di gioco ove effettuare le esercitazioni atletiche e le partite di cricket. Il gioco del calcio, almeno in quel primo momento, arrivava buon ultimo anche perchè, tale sport era considerato in Inghilterra un gioco proletario e i soci del circolo appartenevano tutti alla Upper Class. A praticarlo erano soprattutto i soci più giovani del Club che contava, oltre ai quadri dirigenziali, altri trenta soci effettivi. Il terreno di gioco fu messo a disposizione da Wilson e McLaren, due industriali scozzesi che possedevano una fabbrica situata nell'attuale delegazione di Sampierdarena, nella Piazza d'Armi del Campasso (nelle adiacenze dell'attuale via Walter Fillak). Le partite venivano giocate al sabato e la sede operativa era la locale trattoria Gina, ove i praticanti usavano rifugiarsi dopo le partite.
ARRIVA SPENSLEY
Un uomo fuori dal comune, James Richardson Spensley, diventa la chiave per la diffusione del football in Italia. Il 10 aprile 1897, una data storica: l'assemblea del Genoa accoglie una mozione per l'accoglimento di soci italiani nel club. Sampierdarena si rivela insufficiente ai bisogni di una società in grande espansione, si passa a Ponte Carrega.
Erano passati tre anni dalla fondazione quando a Genova arrivò colui che può essere considerato la figura chiave per la diffusione del calcio in Italia. Era un medico trasferito dall'Inghilterra a Genova per curare i marinai inglesi delle navi carboniere. Persona molto colta, appassionato di religioni orientali, conosceva perfettamente tra le altre lingue il sanscrito ed il greco, viaggiatore instancabile, corrispondente per il Daily Mail, appassionato di pugilato, filantropo (nel 1910 avrebbe fondato la sezione italiana dei boy-scout) e svariate altre cose: questo uomo era James Richardson Spensley. Ma Spensley era soprattutto un grande appassionato di football, sport che lo aveva attratto immediatamente e che praticava regolarmente. La sua passione si spinse sino ad allestire una vera e propria squadra di calcio sul modello di quelle britanniche che ormai da anni si stavano dotando di una organizzazione capace di superare la fase embrionale e di promuovere una diffusione capillare del nuovo gioco che sin dagli esordi aveva dimostrato una straordinaria capacità di attrazione su giovani di tutte le classi e ceti sociali. Proprio Spensley, al fine di promuovere la diffusione dello sport che amava, si occupava di arruolare per le partite del sabato gli equipaggi delle navi inglesi alla fonda nel porto nonchè gli operai, sempre di nazionalità anglosassone, delle ferriere Bruzzo, che del resto non chiedevano di meglio per poter trascorrere le ore successive a quelle lavorative.
Una data storica, nella storia piena di fascino che stiamo narrando, fu quella del 10 aprile 1897: quel giorno, lo stesso Spensley riuscì a far passare nell'Assemblea del Genoa una mozione rivoluzionaria che sanciva l'ingresso nel Club di soci italiani (fino a 50 all'inizio, senza limite dopo alcuni anni) e portava perciò ad un ulteriore allargamento delle basi su cui si poteva lavorare per la diffusione del football.
Il primo storico campo da gioco fu quello di Sampierdarena, che però ben presto si rivelò insufficiente alle esigenze della squadra. Fu ancora una volta Spensley ad intervenire trovandone uno nuovo in un'altra zona della città, a Ponte Carrega, lungo le rive del torrente Bisagno, all'interno dello spazio utilizzato dalla Società Ginnastica Colombo come pista velocipedistica…
PRIME VITTORIE
Nel 1898 si forma la Federazione Italiana Gioco Calcio. Il calcio italiano sta per entrare nella fase che porterà alla disputa del primo torneo della sua storia. L'8 maggio 1898, il Genoa vince il primo scudetto assegnato in Italia. Anche il secondo e il terzo titolo finiscono a Genova. Il Milan spezza il monopolio, che però riprende negli anni successivi.
Quando nel 1898, a Torino, si formò la Federazione Italiana Gioco Calcio, ente preposto a governare una attività che si andava facendo sempre più vivace, il calcio italiano entrò nella fase che avrebbe portato alla disputa del primo torneo nella storia del nostro sport più popolare. Nella seconda seduta della Federazione, tenuta il 26 marzo dello stesso anno, fu decisa la disputa del del primo campionato italiano. La data fissata, perchè il torneo sarebbe stato disputato in un solo giorno, fu l'8 maggio, nell'ambito dei festeggiamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale per i cinquant'anni dello Statuto Albertino, con teatro il Velodromo Umberto I di Torino, nei pressi dell'ospedale Mauriziano. Nell'eliminatoria della mattina il successo arrise ai bianconeri dell'International che avevano superato per 1 a 0 il Football Club Torinese del marchese Ferrero di Ventimiglia. E il Genoa (in camicia bianca) batté per 2 a 1 la sezione calcio della Società Ginnastica del Cavalier Bertoni. Al pomeriggio la finale venne disputata davanti a oltre un centinaio di spettatori per un incasso di 197 lire. Dopo i tempi regolamentari Genoa ed International di Torino erano ancora sull'uno a uno. Nei supplementari il "golden goal" fu messo a segno dall'ala sinistra genoana Leaver, permettendo ai Grifoni di aggiudicarsi il primo campionato italiano di calcio. La Società si portò a casa una coppa generosamente offerta dal Duca degli Abruzzi, mentre a ciascun giocatore andò una medaglia d'oro stile rococò. Iniziò così il primo ciclo della prima grande squadra di football italiana. Nella stagione seguente fu infatti ancora il Genoa (che aveva adottato le nuove camicie a strisce verticali biancoblù) ad aggiudicarsi il titolo: battuto il FBC Liguria il 26 marzo 1899 nelle eliminatorie liguri, superò per 3 a 1 nella finale di Ponte Carrega del 16 aprile la vincente delle solite tre società torinesi in lizza: l'International FBC. Anche nel 1900, il risultato non cambiò, con l'ennesimo trionfo del Genoa. Le eliminatorie regionali videro vincitrici il FBC Torinese (sulla Società Ginnastica e - per la prima volta - sulla Juventus) per il Piemonte; il Milan (sulla Mediolanum) per la Lombardia; il Genoa (7 a 0 contro la Sampierdarenese) per la Liguria. Nell'eliminatoria interregionale il FBC Torinese ebbe ragione del Milan potendo così sfidare il Genoa nella finale di Torino del 22 aprile 1900, che terminò 3-1 per la Società genovese. Il 1901, vide invece il Milan di Herbert Kilpin spezzare il monopolio del Genoa, andando a vincere il 5 maggio a Ponte Carrega. Il 1901 va ricordato anche per un fatto importante, il mutamento nei colori sociali che diventarono granata e blù scuro disposti a quarti sulla camicia: era il primo passo verso la tonalità definitiva che sarà fissata nel 1904 con l'irrevocabile scelta del rossoblù. Nel 1902 il Genoa riprese il suo cammino vittorioso, su un lotto di pretendenti più corposo. Il FBC Torinese ebbe la meglio nel girone eliminatorio piemontese, un vero e proprio mini torneo a quattro squadre, dopo lo spareggio con la Juventus, mentre nella eliminatoria ligure-lombarda il Genoa Club ebbe vita più facile anche se dovette incontrare per la prima volta in campionato l'Andrea Doria, Società Ginnastica genovese la cui sezione del football era stata rafforzata da alcuni fuoriusciti genoani, tra i quali quel Franco Calì, che sarebbe stato il primo capitano della Nazionale. Dopo il derby vittorioso per 3 a 1 i genoani eliminano anche la Mediolanum. La combattuta semifinale a Torino contro il FBC Torinese (superato per 4 a 3 dopo i supplementari) spalancò le porte della finale agli uomini di Spensley che, il 13 aprile, superando per 2 a 0 il Milan a Ponte Carrega, si riappropriarono del titolo che cederanno solo nel 1905 alla Juventus (finalista anche nei due anni precedenti). Proprio le tre vittorie consecutive, permisero al Genoa di aggiudicarsi la coppa Fawcus messa in palio nel 1902 dal suo presidente e destinata alla squadra capace di simile impresa. Nell'ottobre del 1902 per la prima volta in Italia fu fondato dai rossoblù il "vivaio" per ragazzi di età inferiore a sedici anni, che si distinsero immediatamente andando a vincere il primo campionato riserve. Veniva così definito in realtà il torneo disputato dalle squadre giovanili delle varie società. Quella del Genoa, allenata dall'infaticabile dottor Spensley, era composta da validi elementi molti dei quali avrebbero sostituito i "fondatori" al termine della loro carriera. Nel 1903 il Genoa fu la prima compagine italiana ad incontrare una società straniera all'estero, il Football VeloClub Nizza che il 27 aprile fu battuto per 3 a 0 nel suo stadio (anche la partita d'andata a Ponte Carrega aveva visto soccombere la squadra francese per 6-0). Sempre in quell'anno (a dicembre) il socio-giocatore Henry Dapples mette in palio una coppa particolare: è la cosiddetta Palla Dapples, una sfera d'argento delle stesse dimensioni e delle stesse caratteristiche (con cuciture in rilievo) di un pallone da football. La Palla Dapples, che prevedeva degli scontri diretti al termine dei quali ogni volta il vincitore si portava a casa il trofeo per poi cederlo alla squadra sfidante che lo avesse battuto, andò avanti per ben sei anni e attraverso 47 incontri. Il 20 dicembre 1909 se lo aggiudicò definitivamente il Genoa dopo che la Palla Dapples aveva decorato le sedi di Milan, Juventus, Torino, Pro Vercelli, Andrea Doria, Unione Sportiva Milanese. Nel 1906 mentre volgeva ormai al crepuscolo la stagione dei cosiddetti "fondatori", il Genoa non riuscì ad arrivare in finale riuscendo però ad inanellare due primati. Il 18 marzo la partita con la Juventus (a Torino) fu sospesa a causa della prima invasione di campo della storia del calcio italiano, dopo tre rigori sbagliati dai rossoblù. La partita fu ripetuta il 1 aprile - a Milano in campo neutro - e da Torino e da Genova furono organizzati i primi due treni speciali di tifosi.
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