lunedì 1 agosto 2005

Situazione

a) Come ha detto direttamente Enrico l'altra sera, questa storia di Milito e Lavezzi dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che di bandiere nel calcio non ne esistono più. Questi signorini si muovono solo sull'interesse del loro portafoglio, e non mi scandalizzo di certo, poichè il calcio è oramai senza possibilità di ritorno un grande mercato. Vendiamoli, dunque, è al prezzo più alto che si possa fare. L'unica bandiera è Enrico, che con i fatti ha dimostrato e dimostrerà il suo attaccamento ai nostri colori. b) Nei prossimi giorni sarò fuori Italia. Parto con una certa tranquillità, nonostante l'ingiustizia di cui siamo stati vittime in primo grado. Credo fermamente nella possibilità che la Caf adotti parametri di giudizio più sereni, e più conformi al diritto, sportivo e ordinario: peggio del primo grado non può andare, e, dunque, le possibilità di ottenere un pronunciamento migliore aumentano. L'obiettivo deve essere dimostrare l'innocenza del Genoa, e l'assurdità di una decisione che colpisca in modo così duro la società. Coppi e Biondi faranno il massimo, e tutti dobbiamo stare ultra tranquilli su questo punto. c) Che Enrico sia il vero obiettivo di questa vicenda è possibile, anzi è probabile. L'Italia in questi giorni è percorsa da una guerra economico-finanziaria; ed è in questo contesto che si inserisce la nostra vicenda. Enrico probabilmente dà fastidio, perché è un imprenditore coraggioso, che non deve la sua fortuna a papà o mamma, ma al lavoro e alla fatica. d) Questa storia della lettera di Franchini non mi piace molto; ma i commenti li vorrei personalmente inviare a Miles, poichè mi pare evidente che il Muro è divenuto per i giornalisti una specie di agenzia di informazioni varie. I contenuti della lettera sono decisamente inquietanti, comunque. e) La vicenda Secolo. Le provocazioni di questo quotidiano risalgano oramai ad oltre dieci anni. Le ultime dichiarazioni del neo-direttore sono state la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso strapieno. Detto questo, l'assalto non andava fatto, perchè gli assalti ai giornali ricordano sempre brutti periodi, periodi neri, dei quali è meglio dimenticare ogni cosa. Ma questo quotidiano deve anche comprendere che in città c'è forte esasperazione. Il Popolo è esasperato perchè la colpa di questa storia è tutta dei genovesi. E' tutta di due signori che, poco prima di fuggire frettolosamente in ferie nonostante le impellenze che l'inchiesta sembrava avere, hanno colpito l'avversario sportivo trasformando gli atti di una inchiesta in via di svolgimento in una sentenza di condanna; e inventando figure di reato inesistenti (l'associazione per delinquere) al solo fine di effettuare intercettazioni altrimenti non utilizzabili. Col che hanno dimostrato, se non altro, una scarsa sensibilità verso le esigenze del territorio e della città. Ricordo loro che non avevano affatto l'obbligo di trasmettere gli atti alla procura sportiva; hanno VOLUTO trasmetterli. Nonostante vi fossero dubbi su come sono stati acquisiti. Questo rappresenta, a tacer d'altro, un atto che sconsiderato che ha cagionato danni economici alla città tutta; il che basterebbe a capire l'aria che tira a Genova, città delle divisioni, delle caste. Città, per certi versi, auto-distruttiva. Questa storia dimostra, a mio parere, che una riforma della magistratura era necessaria; e che quella che è stata fatta non basta a tutelare il cittadino da possibili abusi. Per esempio, sarebbe il caso di prevedere che prima di trasmettere atti di indagini agli ordinamenti sportivi ci debba essere un vaglio di un giudice terzo, onde evitare che i p.m. – semplici avvocati dell'accusa quali sono – decidano ciò che vogliono, senza che gli interessati possano fare valere i loro diritti e interessi legittimi.

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